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- Cosa vuol dire mutuo a tasso fisso e cosa vuol dire tasso variabile
- Differenze tra mutuo a tasso fisso o variabile
- Cos’è il mutuo a tasso fisso?
- Approfondimento sul metodo di calcolo e IRS per le aziende
- Cos’è il mutuo a tasso variabile?
- Mutuo a tasso fisso: quando conviene?
- Vantaggi e svantaggi del tasso fisso
- Mutuo a tasso variabile: quando conviene?
- Vantaggi e svantaggi del tasso variabile
- Le variabili da tenere in conto per la scelta del tasso di interesse
- 1 - Durata del mutuo: breve durata vs lunga durata
- 2 - Reddito familiare attuale e possibilità future
- 3 - Possibilità di rimborso anticipato
- Quando conviene fare la surroga del mutuo in base al tasso
- Considerazioni sulla fase attuale e previsioni per il 2023
Quando si fa un mutuo ci si trova di fronte ad un’ardua scelta: tasso fisso o variabile? È una decisione difficile da prendere, specialmente per chi non conosce bene le caratteristiche di queste due possibilità.
Grazie a questa guida completa scoprirai tutto quello che devi sapere su mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile: vedremo insieme vantaggi e differenze, come funzionano e quando conviene scegliere un tipo piuttosto che l’altro. Buona lettura!
Cosa vuol dire mutuo a tasso fisso e cosa vuol dire tasso variabile
È molto importante conoscere cosa vuol dire tasso fisso o tasso variabile, perché il tipo di tasso di interesse applicato è il primo criterio per classificare i mutui. Come detto in precedenza ne esistono due tipologie:
- tasso fisso, ovvero quando il tasso di interesse resta costante durante l’intera vita del mutuo;
- tasso variabile, quando il tasso può cambiare, dunque le fluttuazioni possono essere sia al rialzo che al ribasso rispetto al livello di partenza, il tutto in relazione all’andamento del tasso Euribor (Euro Interest Bank Offered Rate).
Ricordiamo che l’Euribor è il tasso interbancario medio applicato dalle banche dell’Unione Europea ai depositi: in sostanza è il livello medio applicato da primari istituti per operazioni a breve scadenza, effettuate sul mercato interbancario rispetto ad altre controparti bancarie.
L’Euribor varia solo in funzione della durata del prestito, inoltre rappresenta un indicatore del costo del denaro a breve termine.
Differenze tra mutuo a tasso fisso o variabile
Cos’è il mutuo a tasso fisso?
Partiamo dallo spiegare cos’è il mutuo a tasso fisso. Il concetto base è che, una volta fatta la scelta, il tasso rimane bloccato per tutta la durata del mutuo: in pratica la rata rimane costante sempre, anche se la banca centrale dovesse modificare la politica monetaria e decidere una variazione del costo del denaro.
Ci sono alcune caratteristiche da tenere sempre a mente quando si parla di tasso fisso:
- per il metodo di calcolo del tasso fisso la banca somma al cosiddetto tasso IRS (Interest Rate Swap) un certo spread annuo;
- questo tipo di tasso di interesse porta con sé una certa semplicità operativa, poiché il mutuatario, ovvero chi chiede il mutuo, riesce a gestire la propria posizione e i versamenti periodici in modo semplificato, vista la costanza della rata nel corso del tempo;
- il tasso fisso consente anche di avere una tranquillità psicologica, poiché quando il debitore prevede una stabilità del proprio reddito nel futuro e la sostenibilità del piano di rimborso, fa “vivere più tranquilli” sapere che l’incidenza della rata non varia rispetto alle proprie entrate e alla propria capacità di risparmio.

Approfondimento sul metodo di calcolo e IRS per le aziende
Prima abbiamo introdotto il concetto di Interest Rate Swap, che è il tipo di contratto swap più diffuso: l’IRS è un contratto che prevede lo scambio a termine di flussi di cassa, calcolati con modalità stabilite al momento della stipulazione.
Permette di annullare il rischio connesso alle fluttuazioni dei tassi di interesse, quindi per un’impresa è un’operazione di copertura dell’incertezza di un debito a tasso variabile.
Di solito si definisce acquirente chi si obbliga a pagare il tasso fisso e ricevere il variabile: si può calcolare il tasso IRS equo rispetto alle due tipologie di flussi.
Facciamo notare che i contratti IRS sono segnalati alla Centrale Rischi da parte della banca proponente nei confronti dell’azienda stipulante: vengono inseriti in una apposita sezione denominata Derivati Finanziari, quindi tendono ad appesantire la posizione debitoria dell’impresa, che pur desidera coprire il rischio tasso su un finanziamento.
Cos’è il mutuo a tasso variabile?
Adesso approfondiremo l’altra tipologia di mutuo, ovvero quello a tasso variabile, partendo dallo spiegare cos’è e come funziona.
In questo caso il tasso e le relative quote interessi si modificano nel tempo, in funzione dell’andamento del saggio di interesse ufficiale e dei parametri di mercato collegati: in genere la variazione segue il tasso Euribor a cui si è deciso di agganciare il mutuo.
Questo meccanismo incide su una serie di caratteristiche peculiari dei mutui a tasso variabile:
- per calcolare il tasso complessivo si somma il tasso Euribor allo spread annuo, inoltre quest’ultimo rappresenta la percentuale che ogni banca aggiunge, tenendo conto del rischio del cliente e per aumentare i propri ricavi, nei limiti del tasso di usura;
- il tasso di usura viene individuato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) grazie alla rilevazione trimestrale del cosiddetto tasso effettivo globale medio, da cui definire un tasso-soglia;
- la conseguenza di quanto detto qui sopra è che mentre lo spread rimane costante, per ogni scadenza periodica bisognerà rilevare la componente variabile del tasso, appunto il livello dell’Euribor;
- il tasso variabile è generalmente preferito per mutui con scadenze relativamente contenute.

Mutuo a tasso fisso: quando conviene?
Dopo avere elencato le principali caratteristiche dei vari tipi di mutuo adesso possiamo rispondere alla domanda: quando conviene un mutuo a tasso fisso?
Possiamo dire che il momento migliore per questo tipo di mutuo è quando il costo del denaro è molto basso e, tenuto conto delle prospettive macroeconomiche, si può ipotizzare una sua stabilità nel medio/lungo termine.
In sostanza è quello che è avvenuto negli ultimi anni quando il mutuo a tasso fisso è stato preferito rispetto a quello con tasso variabile, perché i rendimenti sono calati molto diventando anche negativi.
In particolare con le politiche generose delle autorità monetarie, anche per via della crisi economica legata ad un evento imprevedibile come il COVID, i tassi IRS si sono portati a ridosso dello zero.
Vantaggi e svantaggi del tasso fisso
In base a quanto detto in precedenza, un mutuo a tasso fisso risulta vantaggioso se, dopo la stipula del contratto, si verifica un aumento dei tassi, invece appare come più costoso se i tassi diminuiscono.
I calcoli per un mutuo a tasso fisso sono semplici: basta prendere il tasso IRS sulla medesima scadenza del proprio contratto e aggiungere lo spread che la banca decide di applicare.
Nel corso del 2022 si è verificato un repentino aumento dei rendimenti di mercato: la ragione sta nel cambiamento di atteggiamento delle banche centrali, con la decisione di renderlo più restrittivo per contenere le eccessive pressioni inflazionistiche.
Con un notevole rialzo del tasso decennale e anche dell’EURIRS, la decisione in questa fase sembra più difficile: il mercato si attende altri rialzi più contenuti, ma anche il pericolo di una recessione nel corso del 2023, e la possibilità di una stabilizzazione dei tassi con politiche un po’ meno aggressive più in là nel tempo.
Senza addentrarci su questi temi, nel breve termine sarebbe meglio un mutuo a tasso fisso se si preferisce una relativa tranquillità finanziaria, senza correre il rischio di andare incontro a ulteriori aumenti dell’Euribor nel caso dell’ipotesi di tasso variabile.
Questo è un aspetto molto importante, in particolare se si possiede un’azienda, perché le imprese hanno la possibilità anche di coprire il rischio di tasso tramite strumenti derivati come l’IRS o il CAP.
A priori non si può stabilire la convenienza in senso assoluto: certamente è importante conoscere alcune delle caratteristiche principali del mutuatario.
In linea generale il tasso fisso va preferito quando:
- si vuole avere la certezza di pagare sempre la stessa rata e si teme un eventuale aumento dei tassi di interesse;
- il reddito del nucleo familiare è costante, o nel caso particolare di una persona in pensione, che avrebbe un rischio di non sostenibilità in caso di salita dei tassi;
- la differenza tra l’importo delle due rate è minima;
- quando l’importo del mutuo è medio-alto e la durata del finanziamento è lunga, perché su un orizzonte oltre i 10 anni è impossibile prevedere l’andamento dei tassi, pertanto la scelta del mutuo a rata fissa è più rassicurante e potrebbe rivelarsi l’opzione migliore quasi sempre.
Mutuo a tasso variabile: quando conviene?
Diversamente dal caso del tasso fisso, un mutuo con rata variabile può essere preferito quando tendono a prevalere aspettative di rendimenti in discesa: si tratta della situazione opposta a quanto verificatosi a partire da inizio 2022, quando il tasso sul Bund a 10 anni è passato da -0,40% a oltre il 2%, e così anche i tassi Euribor sulle varie scadenze si sono mossi verso l’alto.
Vantaggi e svantaggi del tasso variabile
Il vantaggio del tasso variabile sta appunto nel beneficio di rate meno onerose man a mano che l’Euribor prosegue nella discesa auspicata: ovviamente si verifica il contrario se la previsione non viene azzeccata.
A parte strategie di copertura riservate alle imprese tramite strumenti derivati, il rischio di variazioni nella misura degli interessi nel tempo si può mitigare riducendo la durata del contratto.
Prendiamo un semplice esempio per mostrare come avviene il calcolo di un mutuo a rata variabile e un altro aspetto particolare.
Con uno spread dello 0,70% e con un Euribor a -0,50%, il tasso da applicare per determinare la rata sarebbe dello 0,20%: in certi casi la banca inserisce nel contratto di mutuo una clausola di Floor, grazie alla quale viene stabilito un valore minimo del tasso di interesse.
Il mutuo a tasso variabile costituisce la soluzione ideale nei seguenti casi:
- quando il contratto è di breve durata e l’importo del prestito è relativamente basso;
- quando si confida nel mantenimento di livelli di sostanziale stabilità per un certo tempo, ovvero si decide di scommettere sull’andamento al ribasso dell’Euribor.

Le variabili da tenere in conto per la scelta del tasso di interesse
Abbiamo visto che, in teoria, la decisione su quale tasso scegliere è connessa anche a considerazioni sulle aspettative e proiezioni degli andamenti dei tassi di interesse nei mesi successivi: previsioni a lungo termine non sono particolarmente significative.
La preferenza verso un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile dipende comunque da molte altre variabili, ovvero:
- la propria situazione economica
- il proprio livello di reddito,
- la personale propensione al rischio.
La soluzione più adatta nasce da un’analisi approfondita dei seguenti fattori:
- il proprio reddito familiare;
- l’importo del prestito e la sua durata;
- la propria tolleranza al rischio e la propria forza finanziaria e psico-emotiva, che sono connesse a:
- la capacità di reggere un eventuale aumento dei tassi di interesse nel caso si sia scelto il tasso variabile;
- la capacità di gestire il rimpianto di aver preferito il tasso fisso rispetto all’ipotesi di progressivi e imprevisti ribassi dei tassi.
Per aiutare nella scelta tra tasso fisso e variabile adesso analizzeremo insieme alcune di queste variabili nominate in precedenza.
1 – Durata del mutuo: breve durata vs lunga durata
Certamente non è sempre facile stabilire la durata ideale, ovvero capire quale sia il giusto compromesso tra una rata più alta a fronte di un impegno più breve, oppure se vale la pena scegliere una rata di importo minore, a fronte però di un impegno più prolungato.
Il consumatore e mutuatario medio deve prendere in esame alcuni elementi, tenendo anche conto della situazione patrimoniale personale, poiché non ha sempre la capacità di fare riferimento a modelli economici e di finanza personale.
Possiamo iniziare con qualche considerazione valida per tutti i mutui e per tutti i mutuatari, su cosa succede quando si sceglie una durata più breve:
- le singole rate saranno maggiori, visto che l’intero mutuo va rimborsato in un numero inferiore di pagamenti;
- sulle singole rate il peso degli interessi sarà minore, questo perché la banca valuta un rischio inferiore con una durata minore del mutuo;
- verrà anche chiesto un reddito mensile più elevato come garanzia, proprio per l’entità superiore delle rate.
All’opposto quando si preferisce una durata più lunga, si avranno rate più basse, concesse anche a fronte di un reddito più basso, ma sarà necessario mettere in conto maggiori interessi.
La questione del come scegliere la durata del mutuo porta ad introdurre diverse variabili di cui bisognerà tener conto, ossia:
- l’onerosità delle rate rispetto al proprio reddito;
- le personali prospettive di carriera professionale e i conseguenti potenziali miglioramenti retributivi;
- la lunghezza temporale dell’investimento correlato al finanziamento;
- la politica monetaria europea sui tassi di interesse, peraltro influenzata soprattutto dalle decisioni della Federal Reserve americana, che tende a guidare lo scenario internazionale.
2 – Reddito familiare attuale e possibilità future
Quando si è più giovani ed è ragionevole attendersi stipendi più alti per prospettive di carriera nel breve-medio termine, potrebbe essere interessante accettare di iniziare con una rata più bassa e una durata maggiore.
Vanno considerati però al momento della scelta anche questi fattori:
- il numero di anni che si trascorreranno nello stesso posto, e magari nella stessa casa, tenuto conto che oggi il mercato del lavoro è più dinamico;
- il ciclo familiare, con l’arrivo di uno o più figli che ovviamente influenza il reddito risparmiabile e lo stile di vita;
- pensando all’ipotesi di trascorrere molti anni nella stessa abitazione, sembra ragionevole scegliere una durata superiore, mentre in caso contrario una durata minore consente decisioni più flessibili.
3 – Possibilità di rimborso anticipato
In certi casi si può ragionare sulla possibilità di procedere all’estinzione anticipata del mutuo, per l’intero importo oppure solo per una parte. Nel caso di una scelta tra mutuo a tasso variabile o a tasso fisso bisogna tenerne conto.
Cogliamo l’occasione per evidenziare le possibilità a disposizione nel caso di estinzione anticipata del mutuo per l’acquisto della casa, per la sua ristrutturazione o per l’acquisto di immobili destinati allo svolgimento di attività economiche o professionali da parte di persone fisiche, in relazione alla Legge Bersani del 2007.
Tra estinzione parziale e completa però ci sono delle differenze, partiamo dal definire cosa succede in entrambi i casi.
Quando si parla di estinzione parziale del mutuo, vuol dire che tramite una somma, con cui si riduce il debito residuo, si riesce a incidere anche sull’entità della rata proporzionalmente. Il contratto può anche prevedere di mantenere la stessa rata accorciando la durata del rimborso.
Se si tratta invece di estinzione completa il finanziamento viene definitivamente chiuso, ma solo nel caso in cui il debito residuo venga rimborsato in un’unica soluzione. Si tratta di un’operazione che richiede alcuni costi aggiuntivi:
- il pagamento della penale, se il mutuo è stato contratto prima del 2 aprile 2007,
- le spese amministrative,
- gli interessi maturati, detti dietimi giornalieri, nel periodo che intercorre tra la data del versamento dell’ultima rata e la data dell’effettiva estinzione del mutuo.
Attenzione: non sempre conviene l’estinzione anticipata del mutuo, e questo in relazione al metodo di ammortamento alla francese utilizzato da quasi tutte le banche italiane.
Dando priorità al pagamento degli interessi rispetto al capitale, l’estinzione conviene se ci si trova all’inizio, ovvero quando la maggior parte degli interessi non sono stati ancora pagati.
Per contro tale convenienza tende a calare man mano che si va avanti con il pagamento delle rate.
Considerazioni sulle aspettative-proiezioni degli andamenti dei tassi di interesse: la politica monetaria delle banche centrali. |
Il proprio reddito familiare e le possibilità per il futuro. |
L’importo del prestito e la sua durata. |
La propria tolleranza al rischio e la propria forza finanziaria e psico-emotiva. |
Quando conviene fare la surroga del mutuo in base al tasso
Oltre all’estinzione del mutuo, di cui abbiamo parlato in precedenza, esiste un’altra possibilità da tenere in conto, che può influenzare la scelta del tasso di interesse: la surroga del mutuo.
Si tratta di un’operazione che dà la possibilità al mutuatario di trasferire il proprio mutuo da una banca verso un’altra banca. La surroga è del tutto gratuita, senza oneri notarili o penali da pagare alla banca che si vuole abbandonare, così come previsto dalla Legge Bersani.
La convenienza della surroga del mutuo si misura con un semplice calcolo: dopo aver moltiplicano le rate del vecchio mutuo per la sua durata residua e le rate del nuovo mutuo per la specifica durata, se il primo valore è superiore al secondo allora la surroga è conveniente.
In generale quando si arriva a disporre di un maggior reddito si può richiedere la surroga e rinegoziare i termini del mutuo, dunque anche il tipo di tasso di interesse, per passare ad esempio ad una durata più breve con una rata più alta.
Viene mantenuta l’onerosità rispetto al reddito, ma ci si potrà liberare prima di questo impegno, peraltro versando nel complesso una quota di interessi inferiore.
Considerazioni sulla fase attuale e previsioni per il 2023
Chi ha intenzione di chiedere un mutuo nel prossimo futuro deve tenere conto che dopo il rialzo recente dei tassi ufficiali da parte della BCE, per il 2023 gran parte degli analisti concordano nel prevedere un picco nei tassi di interesse della zona Euro attorno al 2,50%.
In effetti la banca centrale europea ha affermato che le prossime decisioni dipenderanno dai dati e da come andranno ad impattare sulle previsioni: in uno scenario di rallentamento economico è possibile un calo dei prezzi delle materie prime, nonché un rientro dell’inflazione in direzione del livello target 2%, così da poter affermare che l’atteggiamento restrittivo della politica monetaria possa essere attenuato.
In aggiunta a tutto ciò nelle ultime settimane i rendimenti di mercato sono in notevole discesa, a scontare il pericolo crescente di recessione nel corso del 2023, come pare confermato anche dalla curva tassi a breve-tassi a lunga invertita.
FAQ
Quanto può variare il tasso variabile?
Per capire quanto può cambiare il tasso variabile bisognerà attendere e verificare l’incidenza sull’Euribor delle recenti decisioni della Banca Centrale Europea.
Certamente il tasso variabile tende a muoversi coerentemente e nella stessa direzione rispetto ai tassi ufficiali, tuttavia non è detto che l’Euribor ne segua l’andamento in maniera esattamente speculare: in certi momenti potrebbero verificarsi temporanei scostamenti.
In termini quantitativi è sempre difficile fare previsioni a medio/lungo termine: l’unica cosa che è emersa dalle parole della Presidente Christine Lagarde è che la politica monetaria della BCE vedrà ulteriori aumenti dei tassi.
Notare che la FED è vicina, in teoria, al cosiddetto tasso pivot rispetto ad un’inflazione che potrebbe iniziare a calare: la BCE terrà conto di questo, pur avendo iniziando a muoversi dopo in termini di politica monetaria restrittiva.
Cosa cambia tra tasso fisso e tasso variabile?
La differenza sostanziale tra tasso fisso e tasso variabile è legata alla variabile di riferimento per definire il tasso, oltre che naturalmente alla rigidità o meno della quota interessi.
Nei mutui a tasso fisso si prevede un livello-interessi prefissato in relazione al tasso Eurirs, invece nei mutui a tasso variabile la quota di interessi fluttua nel tempo, inoltre è collegata ad un altro parametro di riferimento del mercato interbancario, il noto tasso Euribor. Si tratta del tasso al quale le banche si prestano denaro reciprocamente.
Qual è un buon tasso di interesse per un mutuo?
Per stabilire qual è un buon tasso di interesse per un mutuo è preferibile fare considerazioni solo in parte quantitative, partendo dal fatto che chi ha già sottoscritto un mutuo a tasso fisso non subisce cambiamenti a qualsiasi livello si muovano i tassi ufficiali e di mercato.
Chi ha un mutuo a interesse variabile deve mettere in conto un incremento delle rate da pagare ogni mese. La quantificazione è connessa alla durata residua del piano di rimborso e, ovviamente, all’importo del debito residuo.
Chi ha il finanziamento da diversi anni dovrà sostenere aumenti più modesti, in caso contrario il peggioramento della rata potrebbe essere più consistente, dato che il debito residuo è più alto.
I soggetti che, per varie ragioni, temono di avere difficoltà di rimborso delle rate dovrebbero agire rapidamente e rivolgersi subito alla propria banca, in modo da valutare se sostituire il mutuo con un’altra soluzione maggiormente sostenibile.
Un esempio numerico: in base ad un’analisi, nel caso di un mutuo a tasso variabile acceso nel gennaio 2022, per un importo di circa 125.000 euro per 25 anni, si è già verificato un appesantimento della rata di oltre 50 euro, e potrebbe salire anche oltre 100 con l’aumento recente dei tassi dello 0,75%.